giovedì 1 gennaio 2009

2000-2008 Come ha affrontato la questione delle cellule staminali la politica italiana?

Il dibattito politico in Italia si apre quando, sul finire del millennio scorso, le notizie sulle scoperte di Thomson fanno il giro del mondo gettando le basi per discussioni bioetiche prima di allora sconosciute, almeno da noi. La prima reazione politica italiana, davanti alle possibilità sperimentali che andavano diffondendosi a macchia d’olio, fu quella dell’allora ministro Rosy Bindi, che si affrettò a presentare un Disegno di Legge che vietasse clonazione e qualsivoglia impiego sperimentale di embrioni. A seguire, il Comitato Nazionale di Bioetica, organo consultivo del governo sulle questioni eticamente sensibili, presentò, nell’aprile del 2000, un parere che sostanzialmente sottolineò l’importanza di una ricerca “etica”, che non portasse all’uccisione di embrioni. La polemica si fece accesa quando, quasi in contemporanea, il ministro Umberto Veronesi istituì una commissione di 25 membri, presieduta dal premio Nobel Renato Dulbecco, volta anch’essa ad esplorare quale fosse la via più corretta, per il governo, di regolamentare la faccenda della ricerca sulle staminali embrionali e, più in generale, sugli embrioni. La Commissione Dulbecco fece subito discutere, in quanto parve a molti come un “colpo di mano” rispetto ad un parere e ad un organo, il C.N.B., già deputato a fornire pareri sulla materia e per giunta già consultato. Ad ogni modo va ricordato come anche la Commissione Dulbecco vide sorgere, al proprio interno, dei contrasti: 7 dei 25 membri si espressero contro la sperimentazione sugli embrioni mentre i rimanenti 18, tra i quali il presidente Dulbecco e Rita Levi-Montalcini, diedero parere opposto.
Il Parlamento continuò i propri lavori approvando, in data 18 giugno 2002, un testo presentato per la prima volta in aula il 27/03/2002 che, tra l’altro, sospese la cosiddetta “adozione per la nascita” degli embrioni crionconservati. Già in quella occasione, in Parlamento, si registrò una notevole difficoltà per trovare un accordo: furono presentati oltre 400 emendamenti e ben 2 relazioni di minoranza che , di fatto, resero estenuante il dibattito in Senato. Fecero molto discutere i primi articoli di quel testo, nei quali era esplicito il riferimento alla tutela dei “diritti del soggetto embrione”. Dopo infinite discussioni, con 169 voti favorevoli, 90 contrari e 5 astenuti, la Legge venne definitivamente approvata in Senato il 10/02/2004. Quella Legge, conosciuta ai più come la Legge 40, benché fosse l’esito di anni di discussioni, fece subito discutere, tanto è vero che nel giugno 2005 venne convocato un appuntamento referendario volto ad abolirne le parti più restrittive; il referendum, come sappiamo, si risolse con un boicottaggio clamoroso da parte degli italiani, che ne fece l’appuntamento referendario più disertato della storia dell’Italia repubblicana. Ciononostante persistono ancora oggi, per mano più di sentenze dei tribunali che per dibattiti parlamentari, forti discussioni su un testo, quello della Legge 40, ritenuto da tanti molto lacunoso e contraddittorio, oltre che decisamente ingeneroso e restrittivo nei confronti della ricerca scientifica sulle staminali embrionali.

2 commenti:

  1. La contrapposizione non esiste solo sulle cellule staminali da embrione e quelle adulte, ma anche sul fronte sangue cordonale tra donazione e prelievo autologo www.cordone-ombelicale.it .
    Molte volte sono le ideologie ad orientare ancor più della ratio scientifica.

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  2. Eppure la conservazione del cordone ombelicale può rivelarsi davvero una preziosa assicurazione per la vita.

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