mercoledì 17 dicembre 2008

LE “RAGIONI SCIENTIFICHE” ALLA BASE DEL DIBATTITO sulle STAMINALI EMBRIONALI

Tutto ha inizio quando, il 6 novembre del 1998, un gruppo di ricercatori dell’Università del Wisconsin, guidati da James Thomson, dopo anni di tentativi, riuscì a isolare cellule staminali da un embrione umano. (Cfr. J. A. THOMSON, J. ITZKOVITZ-ELDOR, S.S. SHAPIRO ET AL., Embryonic stem cells lines derived from human blastocysts, “Science”1998, 283, 1145-1147). Già nel marzo 1999 due studiosi, D. Solter e J. Gearhart, dopo esser riusciti a isolare cellule staminali germinali con proprietà simili alle embrionali dalle gonadi di feti abortiti di quattro settimana, parlano della produzione di cellule staminali embrionali a scopo terapeutico (Cfr. D. SOLTER, J. GEARHAR, Putting stem cells to work, in “Science” 1999, 283, 1468-1470). Nel novembre dello stesso anno, la prestigiosa rivista Science assegna a queste ricerche il titolo di “Scoperta dell’anno”. Da quel momento in avanti, si moltiplicano a dismisura le ricerche sulle staminali embrionali e sul loro possibile impiego a fini terapeutici; iniziano a circolare rapidamente voci su un loro possibile utilizzo per sconfiggere le malattie neurodegenerative. Per rendere l’idea della grandezza delle aspettative della comunità scientifica sulle staminali embrionali, basti ricordare come il database PUBMED, il catalogo on line di tutte le riviste biomediche, per il 1999 elencasse 446 articoli contenenti le parole “cellule staminali”nel titolo. Nel 2001, gli articoli in questione sono diventati 703, nel 2002 sono 1159 e nel 2004 arrivano ad essere 1483 (Cfr. G. MILANO, C. PARLMERINI, La rivoluzione delle cellule staminali, Feltrinelli, Milano 2005, p.16). Dopo l’entusiasmo iniziale, è lo stesso “scopritore delle cellule staminali embrionali” Thomson a ricondurre la discussione scientifica su un piano più cauto affermando che “molti ostacoli, tuttavia, rimangono ancora sulla via verso una sperimentazione clinica affidabile”(J.S. ODORICO, D.S. KAUFMAN, J.A. THOMSON, Multilineage differentiation from human embryonic stem cell lines, in “Stem cells” 2001, 19, 193-204). Queste parole di Thomson trovano fondamento nel fatto che gli studiosi si sono ben presto resi conto di come le cellule staminali embrionali, se da un lato garantiscono proprietà strabilianti sul piano della riproduzione di tessuti, dall’altro risultano scarsamente vigilabili nella loro azione, incontrollabile al punto da poter incrementare il rischio di formazioni tumorali (Cfr. D. HUMPHERIS, K.EGGAN, R. JAENISH ET AL., Epigenetic instability in ES cells and cloned myce, in “Science” 2001, 293, 95-97; L. ROCCANOVA, P. RAMPHAL, P. RAPPA III, Mutation in embrionic stemm cells, in “Science” 2001, 292, 483-439, and Response 439-440). A due anni dalla scoperta di Thomson, lo spirito degli studiosi di staminali, dopo queste considerazioni, era ben riassunto nelle parole di G. Vogel quando dice che “il lavoro è stato lento e frustrante; in realtà pochi ricercatori hanno pubblicato qualche risultato su di esse”(G. VOGEL, The hottest stem cells are also the toughest, in “Science” 2001, 292, 429). L’entusiasmo della comunità scientifica si riaccende quando, nel 2004, il veterinario sud-coreano Hwang Woo-Suk, ribattezzato dalla Fondazione Veronesi come “Il ruggito di Seul”, annuncia di essere finalmente riuscito a clonare l’essere umano (Cfr. W.S.HWANG, Y.J. RYU, J.H.PARK ET AL., Evidence of a pluripotent embryonic stem cell line derived from cloned blastocyst, in “Science” 2004, 303, 1669-1674). Dopo pochi mesi, però, sono gli stessi collaboratori di Hwang a sconfessare i risultati dei suoi esperimenti, gettando ombre sull’intera comunità scientifica e sulle riviste specialistiche che alle scoperte di Hwang plaudirono forse troppo incautamente. Il 2006 è l’anno di Robert Lanza, che il 23 agosto annuncia di aver estratto dei blastomeri da un embrione umano senza ucciderlo (Cfr. I.KLIMANSKAYA, Y.CHUNG, S.BECKER, S.J. LU, R. LANZA, Human embryonic stem cell lines derived from single blastomeres, in “Nature” 2006 Nov, 23, 444, 7118, 481-485) . Anche l’annuncio di Lanza, tuttavia, si rivelò privo di consistenza sperimentale; va comunque rilevato come, a differenza di Hwang, Lanza non abbia “perso la faccia”, tanto è vero che ha ugualmente ottenuto un consistente aumento dei fondi per le proprie ricerche. Un nuovo terremoto, a livello scientifico, si ha nel 2007 quando due differenti equipe, quella del giapponese Shinya Yamanaka e quella di James Thomson, le cui ricerce vengono pubblicate rispettivamente su Cell e Science, annunciano di esser riusciti a “ringiovanire” delle cellule staminali adulte fino al riportarle ad uno stato di totipotenza, simile in tutto per tutto a quello delle staminali embrionali (Cfr. La Repubblica, 20/11/2007). La portata della scoperta è tale che anche Ian Welmut, il “padre” della pecora Dolly dichiara di voler rinunciare alla clonazione per seguire questo nuovo metodo:“E’ più promettente e crea meno problemi”(Ibidem). Attualmente rimangono aperti entrambi i filoni di ricerca, sia quello sulle staminali embrionali embrionali sia quello sulle staminali adulte, anche se le scoperte di Yamanaka e Thomson sembrano aver dato un nuovo indirizzo generale ad una ricerca fino a poco tempo prima più interessata alle sole staminali embrionali.

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